Depressione


 

 

Cos’è la depressione e come si manifesta, esiste una cura oggi?

 

depressione

 

Depressione

Che sia maggiore, ansiosa o legata ad un disturbo bipolare la depressione rappresenta una vera piaga della società moderna.

 

In questa pagina cercherò di dare un significato specifico alle forme depressive.

 

E, oltre alla definizione, cercheremo anche i rimedi possibili e la cura più adatta per risolvere questo che non è solo un disturbo mentale.

 

disturbi mentali

 

Disturbi Depressivi

I disturbi depressivi sono caratterizzati dalla presenza di umore triste, vuoto o irritabile che insieme a modificazioni cognitive e somatiche, incide molto sulla capacità di funzionamento della persona.

 

I disturbi correlati alla depressione si differenziano, poi, in base alla durata, alle presunte cause che la provocano e alla distribuzione nel tempo.

 

Sono malattie fortemente influenzate da fattori biologici e genetici anche se il ruolo di quest’ultimi è necessario ma non sufficiente affinché si manifesti un disturbo dell’umore.

 

La presenza di eventi stressanti recenti con ripercussioni psicologiche può essere un fattore determinante: la morte di una persona cara, violenze, gravi problemi coniugali, divorzi o separazioni.

 

divorzio

 

Inoltre dall’esperienza clinica emerge come, anche durante l’infanzia e l’adolescenza, precoci esperienze di abuso, di abbandono o di separazione dalla madre o dal padre, possano creare una maggiore predisposizione degli individui adulti a rispondere a fattori stressanti ad esempio con lo sviluppo di episodi di depressione maggiore.

 

E’ importante considerare l’impatto emotivo che l’evento stressante può avere per il paziente.

 

Un’osservatore esterno come un amico, un parente, un medico del paziente, potrebbe percepire come relativamente lieve l’evento stressante che invece per il paziente ha un significato e un effetto amplificato tale da innescare episodi depressivi.

 

depressione maggiore

 

Il disturbo depressivo maggiore

Spesso i pazienti descrivono il loro umore come depresso, triste, disperato, presente in questo stato per la maggior parte del giorno in tutti i giorni.

 

Riferiscono di perdere l’interesse per ciò che prima era fonte di piacere e possono esserci delle modificazioni dell’appetito e del peso come una riduzione o un aumento.

 

Anche il sonno può subire delle alterazioni: alcuni pazienti, infatti, lamentano la difficoltà ad addormentarsi.

 

Altri si svegliano durante la notte, o troppo presto, e non riescono più ad addormentarsi. Altri ancora, invece, dormono troppo durante la notte o durante il giorno.

 

Si sentono agitati, oppure rallentati, e continuamente stanchi.

 

Inoltre, è molto comune il senso di autosvalutazione del proprio valore, o il senso di colpa.

 

Molti pazienti riferiscono difficoltà a concentrarsi, a pensare, a prendere decisioni. Infine, possono esserci pensieri di morte, ideazione suicidaria o tentativi di suicidio.

 

suicidio nella depressione

 

La prospettiva psicodinamica del suicidio

Con i pazienti che manifestano gravi tendenze suicide, la sola psicoterapia non è sufficiente.

 

Ciò deriva dai fattori determinanti il comportamento suicida che possono essere tanto biologici quanto psicologici.

 

Nello specifico, gli aspetti psicodinamici possono essere secondari a eventuali modificazioni neurochimiche che avvengono nei pazienti che tentano il suicidio.

 

Pertanto, oltre all’approccio psicoterapeutico, risultano necessari tutti i trattamenti somatici, Gabbard O., 1992.

 

Karl Menninger in Aspetti Psicoanalitici del Suicidio del 1933, afferma che possono essere almeno 3 i desideri che concorrono all’atto suicida:

  1. il desiderio di uccidere;
  2. oppure il desiderio di essere ucciso;
  3. il desiderio di morire.

 

I pazienti depressi spesso sentono che il suicidio è l’unica vendetta soddisfacente nei confronti dei loro genitori.

 

Analogamente, il “ bersaglio” del suicidio può essere il coniuge del paziente.

 

coppia

 

Fenichel in Trattato di Psicoanalisi delle Nevrosi e delle Psicosi del 1945, suggerisce che il suicidio può soddisfare il desiderio di riunificazione, di ricongiungimento con la persona amata perduta. In quanto i pazienti suicidi rivelano desideri di dipendenza verso la persona perduta, ad es. la figura materna.

 

Infatti, una ricerca di Bunch e Barraclough del 1971 ha dimostrato che vi è una correlazione statistica significativa tra il suicidio e l’anniversario di morte di un genitore.

 

Sono fattori di rischio a breve termine che possono rappresentare indici predittivi di suicidio:

  • gli attacchi di panico,
  • l’ansia psichica,
  • la grave perdita di piacere e di interesse,
  • l’abuso di alcol,
  • insonnia totale,
  • concentrazione diminuita,
  • l’agitazione depressiva con rapidi passaggi di umore, dall’ansia alla depressione alla rabbia o viceversa.

 

Inoltre, la disperazione si è dimostrata il migliore predittore del rischio di suicidio.

 

cura della depressione

 

Come curare la depressione

Gabbard, in Psichiatria Psicodinamica del 1992, suggerisce che sia i farmaci sia la psicoterapia possono essere necessari al trattamento dei disturbi dell’umore e una cura per la depressione.

 

Solitamente, l’associazione di farmacoterapia e psicoterapia sembra essere l’approccio più efficace nei casi più gravi di depressione.

 

Anche gli individui fondamentalmente sani, in corrispondenza di periodi particolarmente stressanti, possono manifestare la depressione in forma più lieve.

 

Nei casi di depressione minore, il paziente può trarre beneficio dalla sola psicoterapia in quanto il trattamento combinato di farmacoterapia e psicoterapia non risulta più efficace.

 

E’ importante chiarire che, qualora si svolgesse in maniera congiunta la terapia farmacologica e la psicoterapia, i farmaci possono essere prescritti solo dal medico, dallo psichiatra.

 

Mentre la psicoterapia può essere svolta da uno psicologo o medico che sia specializzato in psicoterapia.

 

farmaci per la depressione

 

Può succedere per svariate ragioni che alcuni pazienti non aderiscano alle terapie farmacologiche.

 

Le ragioni più comuni riferite dai pazienti sono il non sentirsi degni di migliorare: “Cosa lo faccio a fare?

 

Tanto oramai…”. Oppure che vengono categorizzati come malati mentali se assumono quei farmaci.

 

Quando i pazienti depressi non presentano una buona compliance con la terapia farmacologica, possono trarre benefici anche da una psicoterapia analitica- dinamica dove è di particolare importanza l’esplorazione psicodinamica del significato dei fattori stressanti.

 

Inoltre, la psicoterapia deve essere usata con i pazienti che non possono assumere farmaci antidepressivi a causa si preesistenti condizioni fisiche, con pazienti che non tollerano gli effetti collaterali dei farmaci o che sono refrattari ai trattamenti somatici.

 

psicoterapia nei pazienti depressi

 

La psicoterapia con i pazienti depressi

L’errore più comune che si possa fare con una persona depressa è quello di cercare di tirarle su il morale, di incoraggiarla a cercare quanto c’è di positivo nella vita!

 

Forse questo è ciò che cercano di fare con le migliori intenzioni amici e familiari: cercano di consolare.

 

Tutti questi tentativi possono portare la persona depressa a sentirsi ancora più incompresa e sola, incrementando la sua eventuale tendenza al suicidio.

 

Durante la psicoterapia lo psicoterapeuta ascolta in modo attivo il paziente e comunica di comprendere che ci sono certamente dei motivi per essere depressi.

 

Lo psicoterapeuta empatizza con il dolore della depressione, e, dunque, chiede la collaborazione del paziente per individuare le cause che sono alla base della depressione e il suo significato.

 

disturbo bipolare

 

Il disturbo bipolare e la depressione

Quando si parla di disturbo bipolare, a seconda dei criteri soddisfatti, si può distinguere:

– il disturbo bipolare I, caratterizzato dalla presenza di un episodio maniacale;

– il disturbo bipolare II, nel quale è presente almeno un episodio depressivo maggiore e un episodio ipomaniacale.

 

Secondo il DSM-5, il disturbo bipolare I è caratterizzato dalla presenza di un episodio maniacale che, per essere definito come tale, deve soddisfare una serie di criteri.

 

Per la sua diagnosi non sono richiesti episodi ipomaniacali o depressivi, tuttavia l’episodio maniacale può essere preceduto o seguito da episodi ipomanicali o depressivi maggiori.

 

L’elemento caratterizzante l’episodio maniacale è la manifestazione di un umore euforico, eccessivamente allegro, persistentemente elevato accompagnato dall’aumento dell’attività o dell’energia presente tutto il giorno quasi tutti i giorni per almeno una settimana.

 

euforia

 

Possono verificarsi anche dei rapidi cambiamenti di umore in un breve periodo di tempo, alternando euforia, disforia, irritabilità.

 

L’umore euforico è accompagnato dall’aumento dei livelli di attività che possono verificarsi in orari insoliti, e l’individuo può impegnarsi in molti nuovi progetti che tendono a sovrapporsi.

 

Altrettanto tipico, poi, è la sovrastima delle proprie abilità, l’enorme fiducia in se stesso fino ad arrivare a una marcata grandiosità che può raggiungere anche i deliri di grandezza.

 

depressione nei pazienti maniacali

 

I Pazienti maniacali

A differenza dei pazienti depressi che soffrono di insonnia, e pertanto vorrebbero dormire ma non ci riescono, i pazienti maniacali hanno un ridotto bisogno di sonno.

 

Possono svegliarsi diverse ore prima del solito, dormire poco o per nulla, e sentirsi ugualmente riposati e pieni di energia.

 

L’eccesso è presente anche nell’eloquio che è ad alta voce e rapido, come un fiume in piena:

 

  • i pazienti parlano continuamente interrompendo gli altri, e non rispettando i turni della conversazione;

 

  • non si preoccupano della rilevanza di ciò che dicono;

 

  • gesticolano molto,

 

 

  • teatralità.

 

L’eloquio è accelerato e i pensieri lo sono ancora di più.

 

E’ frequente la fuga di idee che si traduce in bruschi cambiamenti di argomento, che rendono l’eloquio disorganizzato e incoerente.

 

Inoltre, manca la capacità di filtrare gli stimoli esterni irrilevanti.

 

Con il risultato di un’alta distraibilità, che non permette all’individuo di seguire delle istruzioni, o mantenere una conversazione logica.

 

 

L’eccessivo ottimismo, la grandiosità, lo scarso giudizio spesso inducono ad attività imprudenti come:

  1. acquisti incontrollati,
  2. cessione di proprietà,
  3. guida spericolata,
  4. investimenti finanziari azzardati,
  5. promiscuità sessuale,
  6. infedeltà,
  7. incontri sessuali con sconosciuti, con conseguenze rischiose.

 

Secondo il DSM-5, nel disturbo bipolare II è presente uno o più episodi depressivi maggiori di almeno 2 settimane e almeno un episodio ipomaniacale di almeno 4 giorni.

 

La compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo, ed in altri ambiti, non deriva dalle fluttuazioni ipomaniacali, ma dagli episodi depressivi che portano il paziente all’attenzione clinica.

 

 

Episodio maniacale ed ipomaniacale

Le differenze tra l’episodio maniacale e ipomaniacale riguardano la durata e la gravità che risulta inferiore nell’episodio ipomaniacale.

 

Ad ogni modo, ciò non rende il disturbo bipolare II la versione meno grave del disturbo bipolare I.

 

I pazienti con il disturbo bipolare II trascorrono più tempo nella fase depressiva, e hanno una maggiore cronicità del disturbo che può determinare un peggioramento della qualità
della vita.

 

 

La psicoterapia con i pazienti maniacali

Nei pazienti maniacali è presente, spesso, la negazione della malattia e la mancanza di consapevolezza.

 

Generalmente, sostengono che i loro sintomi non appartengono a un disturbo, ma, piuttosto riflettono un loro modo di essere.

 

Inoltre, quando il loro stato d’animo è sereno ed equilibrato, tendono a negare il significato degli episodi maniacali precedenti e affermano che quanto accaduto non si verificherà mai più.

 

Questo sta ad indicare una scissione, una mancanza di continuità del Sé durante gli episodi maniacali e durante la condizione di eutimia.

 

Il Sé del paziente è frammentato in Sé maniacale e in Sè eutimico, e attraverso il lavoro psicoterapeutico bisogna cercare di ricucirlo.

 

Ad ogni modo, per poter trarre dei benefici da interventi psicoterapeutici, prima è necessario controllare farmacologicamente la mania, Gabbard O., 1992.