Come spiegare la morte ai bambini


Come spiegare la morte ai bambini.

Metodi e comportamenti necessari consigliati dalla dott.ssa Sticca.

come spiegare la morte ai bambini

Parlare della morte ai bambini

Sicuramente il tema della morte non rientra tra gli argomenti maggiormente trattati, specie con i bambini.

Non è un discorso che nasce spontaneamente. Possiamo dire che fa parte di quegli argomenti tristi che cerchiamo di evitare per proteggere i bambini dalla sofferenza.

Siamo portati a pensare che i bambini e la morte siano due mondi diversi e lontani. E che per loro, inoltre, sia troppo doloroso o difficile da capire.

Non solo. Anche noi adulti potremmo essere in difficoltà: tanti dubbi su quali parole utilizzare e la paura di rendere inquieti o di terrorizzare i nostri bambini.

In realtà, non consideriamo che loro potrebbero essere altrettanto spaventati da ciò che non conoscono.

Parlarne è l’unico modo per fare chiarezza e affrontare meglio ciò che ci spaventa.

È importante parlare con i bambini della morte perché è un evento della vita tanto naturale quanto inevitabile.

Diventare consapevoli di questa verità fa parte del percorso di crescita di ogni bambino. Ma comporta anche una maturazione del pensiero che deve essere supportata dagli adulti.

Prima o poi arriverà il momento in cui il bambino si dovrà confrontare con il dolore del lutto.

Non possiamo evitare quest’esperienza, ma possiamo sicuramente aiutare i bambini a comprenderla meglio.

La narrazione è lo strumento privilegiato della trasmissione culturale che consente di organizzare l’esperienza. Grazie al narrato possiamo costruire e trasmettere credenze, emozioni, affetti e significati storici, religiosi, culturali.

È ciò che Jerome Bruner definisce pensiero narrativo. E che riproduce una modalità cognitiva per organizzare l’esperienza, rappresentare gli eventi e trasformarli in oggetto di riflessione.

Fornendo spiegazioni, racconti e condividendo conoscenze ed esperienze emotive sulla morte, aiutiamo i bambini a prevenire quel senso di disagio legato al silenzio, al non detto che risulta dalla paura e dalla difficoltà di parlare del tema della morte.

parlare e spiegare la morte ai bambini a tutte le età

Quando parlare ai bambini della morte?

L’ideale sarebbe non aspettare che la morte si verifichi, ma parlarne al di fuori della situazione di emergenza, quando si sta bene e la morte sembra una cosa lontana.

Per aprire il discorso si può cogliere l’occasione di una notizia sentita in tv o un film/cartone animato che tratta l’argomento.

Altre volte, sono proprio i bambini a fare delle domande ai grandi sul tema della morte.

Questo è un bene perché significa che si fidano dell’adulto e lo considerano in grado di ascoltarli, di chiarire le loro idee. Tanto da affrontare le loro paure, le angosce e accogliere eventualmente il loro pianto.

Inoltre, sentono il desiderio di esprimere delle emozioni difficili.

E’ molto importante, infatti, che i grandi mostrino la voglia di parlare dell’argomento e facciano sentire i piccoli liberi di fare lo stesso.

Se i bambini percepiscono resistenza e ansia da parte degli adulti, allora, tenderanno a evitare domande sul tema della morte o peggio ancora a darsi da soli delle risposte.

far capire la morte ai bambini

La comprensione della morte

Capire cosa dire ai bambini sulla morte, deve essere proporzionato a cosa sono in grado di capire.

La comprensione della morte è legata allo sviluppo delle funzioni cognitive del bambino.

Jean Piaget studiò come i bambini raggiungono la comprensione di concetti fondamentali della realtà come:

  • il tempo,
  • lo spazio,
  • velocità,
  • categoria,
  • relazione,
  • e la causalità.

Grazie alla teoria dello sviluppo cognitivo di Jean Piaget sappiamo che dalla nascita ai 2 anni il bambino è dotato di un’intelligenza senso-motoria tale per cui comprende il mondo attraverso le azioni che può svolgere con gli oggetti e con le informazioni sensoriali.

Soprattutto nel primo anno di vita, il bambino non fa progetti, non si pone scopi, non possiede immagini mentali. Non è in grado di formulare pensieri complessi.

Ad ogni modo, la perdita di una figura di riferimento può causare dei cambiamenti ai quali il bambino reagisce. Il suo disagio può manifestarsi attraverso sintomi psicosomatici, difficoltà ad addormentarsi, l’alterazione dell’appetito, maggiore agitazione, regressione.

Non ha la possibilità di comprendere cosa sia successo, e, a maggior ragione, ha bisogno del contatto fisico e di essere accudito e accarezzato.

Da 3 a 7 Anni

Dalla fine del 2 anno fino ai 6-7 anni, il bambino impara a usare il pensiero simbolico: una parola o un’immagine rappresentano qualcos’altro. Il bambino non si dedica più solo alle attività senso-motorie ma anche al gioco di immaginazione.

Il bambino può creare un mondo di fantasia e desideri diverso da quello reale. Questo stadio dello sviluppo è definito da Piaget “preoperatorio” in quanto l’uso delle operazioni mentali è ancora ostacolato da alcuni tratti del pensiero che sono:

L’egocentrismo

La naturale incapacità del bambino piccolo di comprendere che le altre persone possono vedere le cose da un’altra prospettiva, diversa dalla sua.

L’animismo

E’ la tendenza del bambino in età prescolare a non distinguere chiaramente le cose vive da quelle inanimate.

E quindi a estendere le caratteristiche degli organismi viventi anche agli oggetti. Infatti la concezione della morte è intrisa di aspetti magici.

La rigidità del pensiero

Si può manifestare attraverso l’irreversibilità. Essa consiste nella tendenza a pensare gli oggetti e gli eventi sempre nella stessa sequenza.

Il bambino non è in grado di invertire mentalmente l’ordine in cui sono state sperimentate le cose.

Risulta difficile per lui comprendere che una persona che fa parte della sua quotidianità, improvvisamente non ci sia più.

Tende a concepire la morte come un evento momentaneo pertanto chiede quando la persona morta tornerà.

7 – 11 Anni

Dai 7 agli 11 anni avviene un altro cambiamento qualitativo nello sviluppo intellettuale, tale per cui il bambino inizia a ragionare sistematicamente, e ad affrontare i problemi in modo logico.

Si libera dall’egocentrismo e può invertire mentalmente i propri pensieri. Ma ha ancora bisogno di oggetti ed eventi concreti per supportare le operazioni mentali, motivo per cui Piaget definisce questo stadio “operatorio concreto”.

In questa fase, il bambino ha un’idea della morte che tende ad essere gradualmente meno magica e più realistica.

Viene compresa come la fine delle funzioni vitali: non c’è più il respiro, il battito del cuore.

Tuttavia, una delle più grandi difficoltà è relativa all’identificazione e comprensione delle sue emozioni. Ne può conseguire una regressione delle abilità.

Il bambino non riesce bene nelle cose che sapeva fare. Può esprimere maggiore rabbia e aggressività diretta verso familiari, compagni di scuola, o verso giocattoli, oggetti.

come spiegare la morte ai bambini più grandi di 11 anni

Da 11 anni in poi

Dagli 11 anni in poi il ragazzino raggiunge un livello più avanzato di pensiero definito “stadio operatorio formale”. È in grado di riflettere sul futuro, considerare le soluzioni, le possibilità e fare progetti.

Sa effettuare operazioni astratte e ragionare in modo logico e ipotetico. Comprende la morte come l’adulto e va trattato come tale.

Proprio come accade per gli adulti, possono esserci difficoltà a gestire ed esprimere le emozioni che si provano.

I ragazzini raggiungono la comprensione di tutti gli aspetti connessi alla morte tra cui l’inevitabilità.

Sperimenta emozioni quali rabbia, paura, impotenza, senso di colpa che possono essere espresse con comportamenti regressivi, umore irritabile, paure esagerate.

Come spiegare la morte ai bambini a parole

Per far comprendere ai bimbi che cos’è la  perdita di una persona è importante utilizzare un linguaggio comprensibile e adeguato alla loro età.

Fare ricorso alle storie, ai personaggi fantastici, all’immaginazione può rappresentare il punto di partenza per dire la verità in un modo a loro familiare.

Per avvicinarsi sempre più alla realtà, e per dare delle risposte quanto più realistiche ci si può avvalere della concretezza del dato biologico.

psicologa infantile

Spiegare morte ai bambini frasi semplici:

  • il cuore non batte più;
  • i polmoni non respirano più;
  • il corpo non si muove più e non sente più nulla.

possono aiutare i bambini a comprendere cosa succede quando si muore.

È preferibile evitare un linguaggio figurato e discorsi astratti, o addirittura metafisici i quali potrebbero risultare fuorvianti e difficili da capire per i bambini.

 

 

 

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